Usually little Sardinian villages have a main street that is named something like Via Nazionale or Via Roma or Via Libertà. When you arrive in Armungia (482 inhabitants), a little village near Muravera in south east Sardinia, the main street is Via Emilio Lussu. This writer, politician, soldier and fighter was born here in 1890 and his story and that of his wife, Joyce, are still alive in this tiny community.

I’d never been to Armungia before two weekends ago, when we decided to attend Un caffè ad Armungia “A coffee in Armungia”, the first edition of a festival of little villages which started last year and aims to develop a network between them. During three full days of activities they discussed problems and shared experiences and solutions. People spoke about communities, depopulation, ageing and sustainability, comparing life in small villages and towns to that in bigger towns and cities.

In the organising committee there was Emilio’s grandson, Tommaso, with his partner Barbara, who still live in Armungia today. Their presence and the one of other thinkers that knew Emilio Lussu, made me feel as if his thoughts were lingering over us. It was a strange feeling. The atmosphere suggested that everything Emilio and Joyce Lussu fought for was still present; in this current time that calls us again to make a choice, to understand that our Western freedom is not conquered forever, if it ever was.

The meetings involved aboveall anthropologists and sociologists and I was like a fish out of water, but I loved these reflections on our future and the meaning that life in little villages can offer compared to the vicious cycle we often cope with in the bigger context. What’s the meaning of our lives? Is it in this anxiety we live everyday, in the rat race to work, earn more and then spend more, or can we imagine right now a different kind of life more respectful of our real needs? In the background there were bigger themes: equality, dignity and immigration politics. Together with a lot of inspiration and suggestions for further reading and thinking.

And then, on Saturday afternoon, there was a collective weaving taking place in the square near the ethnographic museum. I think weaving is a really symbolic activity. Something where the result depends on warp and weft working together and the work grows with patience, attention and care. Weaving work was common in Sardinian villages and it reminds us how communities used to cooperate in everyday life. The kind of cooperation that I really think could be the force for human well-being.

And it was amazing to weave on the railings, both with good friends and with people I’d never met before! The spots in the shade of the museum were really in demand, with people of all ages weaving next to each other for ninety minutes. On the other side of the square the hot railings were waiting for some brave weavers to take up the challenge of working in the relentless sun. It was Caterina Maioli, one of the organizers of the collective weaving, to take on the task, Tessere incontri .






Thank you to everyone who worked for this! And, if you should ever find yourself passing by, enjoy a coffee in Armungia, experiencing their hospitality and having a look at their work looking for Casa Lussu. It’s worth it.
Di solito, nei piccoli paesi sardi, la via principale si chiama sempre Via Nazionale oppure Via Roma o Via Libertà. Quando si arriva ad Armungia, un piccolo paese di 482 abitanti vicono a Muravera, nel sud-est della Sardegna, la via principale è Via Emilio Lussu. Questo scrittore, politico, soldato e combattente, nacque qui nel 1890 e la sua storia e quella di sua moglie, Joyce, sono ancora vive in questa piccola comunità.
Non ero mai stata ad Armungia prima di due settimane fa, quando abbiamo deciso di partecipare a “Un caffè ad Armungia”, prima edizione di un festival dei piccoli paesi, che si ritrovano dopo un primo incontro dello scorso anno, con l’obiettivo di sviluppare un lavoro di rete. Durante tre giornate ricche di attività, hanno discusso di problemi quotidiani delle piccole comunità, condividendo esperienze e soluzioni. Le persone hanno parlato di comunità, spopolamento, invecchiamento della popolazione e sostenibilità, confrontando la vita dei piccoli paesi con quella di realtà più grandi.
Nel comitato promotore c’era il nipote di Emilio Lussu, Tommaso, con la sua compagna Barbara; vivono ad Armungia e la loro presenza insieme a quella di altri che ebbero la fortuna di conoscere Emilio Lussu, mi ha fatto avvertire la forza del suo pensiero che, in qualche modo, stava come sospeso sopra di noi. E’ stata una strana sensazione. L’atmosfera suggeriva che tutto quello per cui Emilio e Joyce Lussu hanno combattuto sia ancora estremamente attuale; forse sempre più attuale, in questi tempi che ci chiamano ancora a fare una decisa scelta di campo, a comprendere come la nostra libertà occidentale non sia conquistata per sempre, se mai lo è stata.
Gli incontri, condotti soprattutto da antropologi culturali e sociologi, mi hanno visto come un pesce fuor d’acqua, ma ho apprezzato le riflessioni sul nostro futuro e sul significato che può assumere la vita nei piccoli paesi confrontata al circolo vizioso con cui combattiamo nei contesti più ampi. Qual è il significato vero della nostra vita? E’ in questa ansia che viviamo ogni giorno, nella corsa senza sosta per lavorare, guadagnare di più per spendere di più, o possiamo immaginare proprio ora un modo differente di vivere, più rispettoso dei nostri desideri più veri? Sullo sfondo della discussione i grandi temi dell’equità, della dignità e delle politiche d’immigrazione. E mille suggestioni e ispirazioni, per altre letture e ulteriori pensieri.
E poi, il sabato pomeriggio, si è svolto l’incontro di tessitura collettiva nella piazza vicino al museo etnografico. Penso che la tessitura sia un’attività veramente simbolica. Qualcosa il cui risultato dipende dall’ordito e dalla trama che lavorano insieme, un lavoro che si costruisce con pazienza, attenzione e cura. La tessitura è stata un’attività comune nei piccoli paesi della Sardegna e ci ricorda ancora come le comunità fossero abituate a cooperare nella vita quotidiana. Quel tipo di cooperazione che ha il significato dell’operare insieme, che penso potrebbe essere la vera chiave del benessere dell’uomo.
E’ stato bello tessere sulle ringhiere, con persone mai viste prima e con buoni amici! Le postazioni all’ombra del museo sono state molto richieste, con persone di ogni età che, gomito a gomito, hanno intessuto le stoffe colorate per una buona ora e mezza. Sull’altro lato della piazza, le ringhiere bollenti hanno atteso con pazienza che un tessitore coraggioso sfidasse il sole, che quel giorno non concedeva nessuna tregua. E’ stata Caterina Maioli, che con l’Associazione Tessere incontri ha partecipato all’organizzazione dell’esperienza di tessitura, a raccogliere la sfida.
Mi piace ringraziare tutte le persone che hanno lavorato per questo incontro! E se mai vi trovaste a passare da quelle parti, godetevi un caffè ad Armungia, sperimentate la loro ospitalità e date un’occhiata al lavoro di Barbara e Tommaso a Casa Lussu. Ne vale la pena.